Non ci resta che espatriare - chiedendo, per il tramite di Carla, asilo ‘artistico’ a Sarkozy; o a Zapatero, per intercessione dei suoi parlamentari - in due dei paesi europei nei quali la musica sembra godere di una qualche considerazione, anche in tempi di crisi nera, com’è quella che stiamo attraversando. Perché, ormai, in Italia, la musica è finita. Per mesi abbiamo gridato: al lupo! al lupo! ; e il buon Bondi a tranquillizzarci che Tremonti alla fine avrebbe capito, e Berlusconi, un tempo musicante, ci avrebbe messo anche lui una buona parola. Quando abbiamo invitato i nostri lettori a non abbassare la guardia, e a stare all’erta -‘Vogliono distruggere la musica in Italia’, abbiamo titolato lo scorso numero - qualcuno ci ha detto: i soliti catastrofisti. Ora il lupo s’è materializzato e ha mangiato cappuccetto rosso che crede ancora alle favole del ministro buono e del presidente del consiglio, altrettanto. Dunque l’ammontare del FUS per il 2009 è stato fissato: sarà di 378 milioni di Euro, quasi 100 milioni di Euro in meno rispetto all’anno scorso; il cui valore nominale è pari a quello del 1987; ma il cui valore reale è solo un terzo di quello di vent’anni fa. A fine gennaio, la consulta dell’Agis, chiamata dal ministro ad approvare lo ‘spacchettamento’ del FUS – ‘avallare’, cioè, le quote per ciascun settore, così come le aveva ripartite il governo – ha denunciato l’insufficienza dello stanziamento per far vivere le attività interessate. Ecco le quote 2009 : 179 milioni di Euro alle Fondazioni liriche (nel 2008 erano 213 milioni, senza contare che da quest’anno c’è una nuova fondazione che si aggiunge alle 13 preesistenti, quella di Bari); al Teatro vanno 61 milioni contro i 74 dell’anno scorso ecc…
Il presidente dell’AGIS, Francesconi, ha dichiarato:” E’ un taglio iniquo. Siamo i primi a ritenere necessaria una riforma complessiva del sistema per evitare gli sprechi attuali (Francesconi spieghi quali sono, ed anche noi lo aiuteremo ad eliminarli!); ma per farla va ripristinato il FUS del 2008, come è stato fatto per Editoria, Coni ed Ippica (che cosa voleva dire, allora, Brunetta quando ha detto che il calcio e lo sport chi li vuole se li paga?). In caso contrario, non se ne parla. Il sistema collassa”. E Fiorenzo Grassi, presidente dell’Agis Lombardia:” Questo FUS mette in ginocchio le attività. Per l’autunno si rischia la paralisi”. Potremo trovarci di fronte ad una situazione paradossale, almeno limitatamente alle fondazioni liriche. Tali istituzioni avranno forse i soldi per pagare gli stipendi, ma neanche un euro per produrre. Dalle Fondazioni liriche scissioniste ci attenderemmo una qualche parola chiarificatrice sul loro gesto insano ed autolesionista. Prepariamoci perciò ad espatriare. In Spagna, dove, per scongiurare i tagli alla cultura, ritenuto evidentemente un settore strategico ed un bene ‘rifugio’ in tempo di crisi, i parlamentari hanno rinunciato a tutte le indennità, destinando l’equivalente al settore della cultura; oppure in Francia, il cui presidente Sarkozy, consigliato dall’ineffabile Carla, ha deciso che il 3% dei ricavi dalle vendite di prodotti energetici e petroliferi, servirà a scongiurare qualsiasi taglio dei fondi destinati alla cultura. Se né la Spagna, né la Francia ci daranno il visto d’ingresso, resteremo in Italia. Ci consoleremo con la lettura (l’unica buona notizia viene, infatti, dal settore dei libri: da quando c’è la crisi se ne vendono di più!) e ci prepareremo a ricostruire la musica in Italia, quando sarà l’ora.
P.S. Apprendiamo che il Governo ha tagliato anche i finanziamenti alla Biblioteca Nazionale di Roma, riducendoli a 1.500.000 Euro, dai 3.000.000 dell’anno scorso; di conseguenza, il prestito pomeridiano nella importante biblioteca romana è sospeso per tutto il corrente anno.