Professione musicista. Si può ancora in Italia? Nella terza parte dell’inchiesta di Musica+ “Cervelli musicali in fuga?”, dopo aver intervistato giovani musicisti emigrati, torniamo a guardare al nostro Paese.
L’occasione è stata fornita da due recenti convegni sulla occupabilità dei diplomati accademici AFAM, con dati e statistiche precise. Riportiamo gli esiti in questa puntata della nostra inchiesta con due articoli molto ben documentati e ci interroghiamo su quello che emerge.
Si comincia a lavorare talvolta ancora nel corso degli studi, e in molti casi quello che si è intrapreso lo si porta avanti anche a titoli conseguiti. È un lavoro spesso parcellizzato in vari lavori, e sempre più configurato fuori dai binari del lavoro dipendente. Ancora una buona parte dei nostri diplomati confluisce nel settore della formazione, una percentuale più limitata svolge una vera e propria attività di performance artistica. I redditi sono piuttosto bassi, la stabilità lavorativa - come in tutti i settori - è difficile da ottenere, ma la qualifica maggiore dei titoli fa crescere le percentuali occupazionali. In particolare indirizzare la propria specializzazione verso settori più specifici e più richiesti, aumenta le possibilità lavorative. Tutti questi elementi, se combinati con esperienze di studio o tirocinio all’estero, aumentano le possibilità di creare un proprio profilo professionale. In definitiva il percorso univoco, dal conservatorio al lavoro, dal maestro che ti richiede abnegazione allo strumento per andare direttamente ad un concorso a posti e vincerlo, ormai non esiste quasi più. Conta molto l’iniziativa personale, la capacità di gestire la propria libera attività e anche se possibile la capacità di saper organizzare in ambito artistico. È una figura di musicista in cui il grado di consapevolezza e di autogestione assume sempre più importanza.
Dai dati che riportiamo il lettore può trarre conseguenze secondo il proprio punto di vista – bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno?- ma è certo che nonostante tutto il settore della formazione artistica resiste. L’impoverimento degli enti di produzione, la saturazione degli organici scolastici e accademici hanno tolto molte possibilità ai nostri studenti, ma nuove figure professionali nel mondo della musica sono in via di affermazione. Resistere nei momenti difficili per poi caparbiamente riuscire a trovare uno spazio, questo ci sembrerebbe il messaggio finale.
E, a proposito di spazi, quanto conta la conoscenza del mondo della comunicazione per promuovere la propria attività, per conoscere le opportunità e aprirsi al mare aperto del villaggio musicale globale? Nel nostro piccolo abbiamo voluto mettere in gioco un gruppo di studenti del Corso di Tecniche della Comunicazione del Conservatorio dell’Aquila. Hanno scritto alcune recensioni che sono pubblicate in questo numero, e per “Gli incontri di Musica+” hanno organizzato un piccolo evento - la presentazione di un libro - , gestendo la parte multimediale. La loro intervista ai curatori del volume viene qui pubblicata in forma scritta (p.41), il filmato è stato messo online. Loro anche l’idea di creare un collegamento tra cartaceo e rete internet attraverso il QRcode, che per la prima volta inseriamo e che continueremo a utilizzare in futuro. Musica+ come palestra e piattaforma per sperimentare, quale migliore servizio ai giovani musicisti in via di formazione? Siamo convinti che dare spazio alle loro idee, alle loro energie, sia per Musica+ il miglior investimento possibile.
Carla Di Lena