Quante volte ci chiediamo quale futuro per la Musica e per i musicisti? Gli avvenimenti degli ultimi tempi inducono a riflettere. In primis sul gioco facile che ha l’informazione nel manipolare quello che la maggior parte delle persone non conosce.
E non solo non conosce nei fatti, ma non conosce nei ruoli. Chi è il musicista? Un privilegiato? Forse si, ma non nel senso che si attribuisce ai privilegi di casta oggi presi di mira. Un privilegiato, noi riteniamo, perché ha la possibilità, quando ce l’ha, di fare musica per vivere. Oscillante tra il privilegiato- ben-pagato-lavorando-poco e una figura sociale ‘optional’ sostanzialmente inutile, il musicista vive nel nostro paese un momento di difficile collocazione nella credibilità dei più. Sicuramente perché ‘i più’ non immaginano quale valore abbia la Musica nel vivere civile e soprattutto non immaginano quanto studio, quanta dedizione, quante rinunce, quanti investimenti di tempo e di risorse richiede la vita del musicista. E quanto davvero scarso sia il riconoscimento professionale che il nostro paese offre in cambio, quando lo offre. Non possiamo quindi che concordare con Angelo Foletto, intervistato da Musica+ ancora sulla questione dell’articolo di Rizzo sui Conservatori, quando afferma - e vale anche per le attuali diffamazioni nei confronti di Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma licenziati in questi giorni - che “quando intervengono i grandi fondisti vengono spesso scritte cose errate, proprio per la mancanza di competenze musicali adeguate che guidino l’osservazione dei fatti.”
E poi l’inchiesta: Musica+, che nasce all’interno di un’istituzione di formazione musicale, vuole raccontare tutta la ricchezza e la complessità del ‘far musica’. Iniziando con questo numero un’indagine sui mutamenti della fruizione della musica dal vivo. Quali alternative si pongono oggi alla tradizionale formula del concerto dal vivo, e quali cambiamenti sociali intervengono con l’uso delle nuove tecnologie? Un tema - già oggetto di un convegno - nato da un’idea di Alexander Lonquich e Cristina Barbuti, che svilupperemo qui e nel prossimo numero ospitando contributi di musicisti, storici della musica, psicologi, direttori artistici.
Il nostro dossier sullo status quo dei percorsi di studio nei Conservatori, iniziato con l’insegnamento della musica elettronica, è dedicato questa volta - quasi per contrasto - ad un antichissimo strumento, il liuto. Un primo sguardo in un mondo affascinante ma anch’esso non privo di problematiche nell’applicazione didattica, quale quello della musica antica.
E poi anniversari e progetti europei dedicati a grandi autori dei secoli scorsi, e uno spazio sempre consistente alla nuova musica. Un protagonista della scena internazionale, Ivan Fedele, si racconta a Musica+ nella sua veste di insegnante e lo fa generosamente. Il ponte che getta verso il futuro dei suoi allievi si collega alle storie dei nostri giovani musicisti all’estero, che siamo particolarmente orgogliosi di pubblicare. Racconti di esperienze che tra il tono lieve del diario e quello intenso di un vissuto che coinvolge l’intero progetto di vita, rivelano un doppio volto. Da una parte il desiderio e la gioia di scoprire nuove realtà, dall’altra il fondato dubbio che si tratti dell’unica strada ormai da percorrere per avere un futuro. Per dirlo con le toccanti parole di un loro coetaneo e nostro giovane collaboratore - Diego Procoli, autore del dossier/didattica di questo numero, “troppe volte l’arricchimento personale dell’esperienza all’estero si accompagna alla percezione, da parte dello studente o del giovane musicista, della necessità urgente di evadere da un contesto lavorativo in cui le prospettive si chiudono una dopo l’altra o non si presentano se non a condizioni inadeguate”. E con questo, chiudiamo il cerchio. Le riflessioni sul futuro e le azioni di conseguenza, sono indispensabili.
Carla Di Lena