Autore Topic: lettera agli allievi  (Letto 1738 volte)

Maria Chiara Pavone

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lettera agli allievi
« il: 09 Aprile 2009, 03:19:10 »
Cari colleghi e allievi, e chiunque abbia a cuore il nostro conservatorio e la nostra Aquila che tanto amiamo,

ecco la lettera che già da qualche giorno ho inviato ai miei allievi, che per fortuna stanno tutti bene. Mi risulta a questo proposito che anche altri colleghi abbiano già iniziato a ricevere a casa i propri ragazzi, in modo da metterli nelle condizioni di sostenere gli esami a Giugno. Il problema principale è che tutti coloro che hanno vissuto in prima persona l'esperienza terribile del terremoto sono ancora così scossi dalla paura e dalla sensazione di aver perduto irrimediabilmente le loro radici, che non è facile ridestare in loro la voglia di ricominciare. Speriamo almeno che la terra smetta presto di tremare, sono appena stata risvegliata dall'ennesima scossa... come fanno i ragazzi che hanno lasciato le loro case, quelli che ancora ce l'hanno, a pensare alla musica?
Ringrazio Giandomenico per la possibilità che ci ha offerto di comunicare tra noi, lo trovo  di grande aiuto,
un abbraccio, mc



Carissimi allievi tutti,

intanto un abbraccio fortissimo a chi di voi abbia vissuto in prima persona l'angoscia del terribile cataclisma che ha colpito  L'Aquila; per fortuna state tutti bene, e questa è la cosa più importante.
Anche noi romani siamo ancora frastornati, addolorati, impotenti, increduli. Quando succedono queste tragedie, si fa sempre fatica a credere che siano davvero accadute, e per di più a noi, o ai nostri cari.
Quello che io posso fare, è di continuare le lezioni a casa mia. Per questo sarò a vostra disposizione dalla seconda settimana dopo Pasqua, in modo da dare continuità, almeno per quanto riguarda lo studio del canto, al nostro lavoro.
Fatevi vivi, e ci metteremo d'accordo per l'orario.

Sentitemi vicina, e, se possibile, buona Pasqua,

Maria Chiara

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Re: lettera agli allievi
« Risposta #1 il: 09 Aprile 2009, 06:44:30 »
Cara Maria Chiara,
mi fa piacere leggerti qui sul Forum e, soprattutto, constatare di non essermi sbagliato nell'impressione di una donna intelligente che mi hai dato nelle poche occasioni che abbiamo avuto di parlarci (ovviamente non ti sto lodando per ringraziarti a mia volta).
In effetti anch'io sentivo il bisogno di dar voce ad un pensiero che mi stava ronzando nella testa da un po' ma a cui non riuscivo a dar corpo, che è questo qua:
anche noi fuori sede - docenti e studenti - che possiamo dirci aquilani dal punto di vista dei legami consolidatisi negli anni (io p.es. da 21 anni), percepiamo come 'sto maledetto terremoto ci abbia espropriati di qualcosa e, quando, se non di peggio, come ci abbia tolto dalle nostre consuetudini e dal nostro vissuto. Ed allora ecco che noi di fuori L'Aquila - con la massima sincerità ed onesta' di intenti - sembriamo agitarci come moscerini impazziti attorno ad una lampada... vorremmo fare, fare... ed ancora fare quando invece, in questa fase faremmo meglio a stare "alla larga" per non intralciare chi invece a rischio della pelle sta ancora setacciando cumuli di macerie.
Certo abbiamo il dovere di organizzarci, e preparaci a guardare al futuro che verrà, ma cio' potra avvenire solamente quando tutto sarà effettivamente finito.
Penso pure che allo stesso tempo dovremmo, come anche mi sembra di intendere dalle tue parole, esercitarci ad usare il massimo tatto a non urtare la sensibilità di chi ha perso tutto, di chi in questo momento ha freddo, fame, si sente depauperato della propria privacy.
Mi chiedo che cosa sia meglio fare per non ferire ulteriormente quanti - anche nostri colleghi ed amici del luogo - non riescono a cancellare dalla mente l'immagine di un congiunto perso o della loro casa che diventa un mostro assassino, mi chiedo quanto accettabile sia come risposta l'offrire zufolate fra le tendopoli, lezioni da campo, o il tessere necrologi a monumenti ed organi storici (e qui, chiedo umilmente perdono, purtroppo ci sono cascato anch'io, ma si tratta della passione di una vita).
Insomma tutti percepiamo che abbiamo il dovere di riorganizzarci per preparare il domani che comunque alla fine, fortunatamente, arriverà, ma com'è meglio e più giusto condurre l'adesso?
« Ultima modifica: 09 Aprile 2009, 20:16:18 da webmaster »