La questione sollevata da Giovanni, nel solco dell'emotività che accompagna i rivolgimenti, non suona affatto nuova.
Sono parecchi anni che si discute sulla necessità di valorizzare (o censurare) le differenti qualità didattiche di insegnanti e allievi. Si potrebbe così ottenere un'impegno comune, meritocratico e reciprocamente stimolante.
Sappiamo tutti come siano state assegnate molte cattedre nei nostri Conservatori: di concorsi non si parla da decenni e la competenza si è sostituita, in diversi casi, con l'anzianità o il privilegio burocratico.
Se vogliamo rialire alla genesi di questa distorsione, possiamo considerare il sistema scolastico stesso. La didattica della musica è sempre stata considerata un orpello superfluo rispetto all'equazione buon esecutore = buon insegnante. E siamo ancora nel campo dei "casi fortunati"! Perché, con la latitanza dei concorsi e dei controlli delle attività didattiche, a volte l'equazione si è trasformata in cattivo esecutore = insegnante: i musicisti meno apprezzati nelle sale da concerto sono planati sull'insegnamento, propagando incompetenze e mediocrità.
Non è un problema solo del nostro Istituto "Alfredo Casella", è una questione nazionale: molti altri Conservatori potrebbero sentirsi chiamati in causa.
La logica dei trasferimenti per punteggi basati sulla sola anzianità o su necessità di famiglia e di salute, non può garantire un livello adeguato di professionalità in tutte le materie di insegnamento. Ormai, anche i più agguerriti difensori del posto di lavoro a oltranza, avvertono come distorta questa procedura.
Siamo, quindi, in mezzo al guado: il sistema corrente non funziona più, ma non esiste un'alternativa credibile, né un interesse politico a trovare nuove soluzioni.
Nessun direttore di Conservatorio, o Consiglio Accademico, può nominare docenti secondo un piano didattico appropriato e referenze professionali accertate. Il Conservatorio fa parte del sistema universitario, ma il reclutamento dei docenti avviene come nella scuola elementare.
La discussione avviata da Giovanni mette il dito su una piaga scoperta. Inutile nasconderci dietro l'emergenza del terremoto. La drammatica situazione contingente non ci esime dal progettare, riflettere e proporre soluzioni per un problema che, questo sì, rischia di mettere in ginocchio le nostre istituzioni musicali, a fronte di una scelta formativa sempre più internazionalizzata.
Tralasciando i comprensibili eccessi emotivi nella espressione delle idee, il Mondo Nuovo (musicale) che siamo chiamati a ricostruire a L'Aquila dopo il terremoto, potrebbe disegnare importanti novità sul piano della qualità didattica e, quindi, proporre nuove attrattive per gli studenti che volessero impegnarsi a condividere un percorso esistenziale per la musica.
Carlo Boschi