Salve, mi chiamo Matteo Piras e sono un fotogiornalista romano. Ho trascorso i primi 10 giorni del sisma nelle tende con la gente, fra le strade con la polvere, con i vigili tra le macerie. sono arrivato all'aquila verso le 6 del mattino, e me ne sono andato alle 23 di dieci giorni dopo. ho cercato disperatamente contatti con i ragazzi del conservatorio, con alcuni insegnanti. allo stato dei fatti c'erano 3 giornali di cui uno straniero interessati a conoscere la storia dei ragazzi del conservatorio, ma ahimè, ho trovato un vero e proprio muro di gomma da parte delle persone interpellate (fra cui ricordo anche alcuni insegnanti).Io credo, ma questo è il mio parere e rispetto chiunque la pensi diversamente, che purtroppo non si è riflettuto sulle reali necessità della stampa, che ha dei limiti "editoriali" da rispettare, e si siano rifiutati molti contatti perchè non puntavano a quello che si credeva l'interesse per il conservatorio. A malincuore, vi dico che non si può minimamente pensare che in una tragedia così immane come è il sisma i media possano interessarsi ai danni strutturali-artistici della scuola, o al fatto tante giovani menti siano rimaste "a secco" dovendo interrompere gli studi. I media sono interessati ai casi umani, singoli o di gruppo che siano, lieti o tragici che siano (fortunatamente ho notato che questa volta, forse a causa della grande crisi economica che già ci rende assai tristi, hanno preferito molto i casi "lieti). Questo è stato colto però come "minaccia" da molte persone del vostro conservatorio, forse per paura di essere accusati di insensibilità, senza però comprendere che il "caso umano" sarebbe stato un ottimo portabandiera per portare avanti la buona causa della ricostruzione, per permettere al conservatorio di rievocare le stesse note che risuonano da quasi mezzo secolo.
Matteo Piras